mercoledì 29 dicembre 2010

Mobilità sostenibile: ecoincentivi in Veneto per il bike sharing

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La mobilità sostenibile ha bisogno di essere promossa e diffusa
mediante specifici ecoincentivi, come quelli che il
Veneto ha deciso di destinare al bike sharing.
Si tratta di un’iniziativa davvero interessante, che vuole cercare di ridurre
l’impatto ambientale determinato dalle automobili, contribuendo
in maniera significativa alla messa in atto di strategie contro
l’inquinamento dell’aria. L’amministrazione della Regione
Veneto ha provveduto ad effettuare degli appositi stanziamenti economici, che
hanno l’obiettivo di sostenere un progetto di ampio respiro in termini di
ecomobilità.
In Veneto la mobilità sostenibile infatti verrà attuata per mezzo di un preciso programma di bike sharing, che prevede tra l’altro la disponibilità di parcheggi e la
collocazione dei mezzi in determinati punti importanti e strategici. In questo
modo sicuramente non si farà altro che garantire maggiore accessibilità ad un
servizio inteso a rimediare alla mancata sostenibililtà
ambientale
dei tradizionali mezzi di trasporto.

Risolvere il problema delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera implica
l’adozione di strumenti in grado di trovare il riscontro da parte dei cittadini.
In effetti, secondo quanto è stato affermato dall’Assessore alle politiche della
mobilità del Veneto, Renato Chisso, i comuni hanno accolto con grande favore la
possibilità di usufruire degli ecoincentivi.

Maggiore efficienza, meno traffico, più rispetto dell’ambiente: una combinazione di
elementi che si configura vincente. Per il futuro resta la speranza che questa
strategia diventi propria di tutte le regioni per una mobilità ad
impatto zero
.

Mobilità sostenibile: Venezia al primo posto

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Per la mobilità sostenibile Venezia è
risultata essere al primo posto in base ai dati che sono emersi
dal rapporto elaborato da Euromobility. Buone posizioni sono
quelle raggiunte da Parma e Torino, mentre la situazione appare non molto
promettente per Roma, che ha ottenuto risultati non apprezzabili rispetto a
quelli di qualche anno fa. Le città italiane peggiori per quanto riguarda
l’ecomobilità sono invece Siracusa e Sassari. Risultati che in
molti casi dovrebbero spingere a riflettere in modo attento sulle possibilità di
sostenibilità ambientale e sulle misure per attuarle.
Venezia si è aggiudicata il primato di città più sostenibile
d’Italia grazie ad una serie di provvedimenti che sono stati capaci di garantire
un impatto ambientale ridotto. Fra queste misure non possiamo
non ricordare l’efficace rete del trasporto pubblico, la promozione delle
automobili a gas, il car sharing e il
bike sharing. Strategie particolarmente vantaggiose per cercare
di ridurre le emissioni prodotte dalle automobili e contribuire
in questo modo a non incrementare il problema dell’inquinamento
dell’aria
.

Varie sono le iniziative messe in atto in questo
senso. Ad esempio basta ricordare gli ecoincentivi
in Veneto per il bike sharing a sostegno della mobilità sostenibile
. Ma le
misure previste non riguardano soltanto le opportunità sperimentabili nel
presente. In tema di mobilità sostenibile sono state ideate anche le misure per le città del
futuro
.

Nell’ambito dell’indagine Torino ha acquisito un grande
vantaggio, infatti è passata dalla tredicesima alla terza posizione. Un
risultato ecocompatibile che merita di essere segnalato.

sabato 25 dicembre 2010

Negramaro: Se Un Giorno Mai Casa 69 (2010)

"dall'album del 2001 Casa 69
direi che questa è la mia canzona preferita
sia come musica che come testo"



Se un giorno mai mi rivedrai
fai finta che non sia cambiato
niente o poco niente
a parte noi

che tanto tutto è uguale
il cielo veste uguale e poi
non se ne accorgerebbe in fondo
neanche lui di noi

che se un giorno mai
un giorno mai sorriderai
in quello stesso istante
in cui un cielo a pezzi cadrà
su di noi

e tutto è troppo uguale
e tutto fa un po' male a noi
che ci sentiamo vecchi
e stanchi come degli eroi

ma qual era la missione
da portare avanti mai
se poi non mi ricordo neanche più
che faccia hai

che faccia hai

non ho, non ho più niente da portarti
se non tutto il mio rancore
con tutto l'odio che ho da dire
nascondessi le parole

dette a denti e pugni stretti
che trattengano il rumore
di tutto l'odio che ho da dire
ne facessi una canzone

se un giorno mai, un giorno mai
tu mi riconoscerai
illudimi che quella sia la prima
volta che mi guardi e poi

non ricordare il nome
chiedimi il mio nome ancora dai
nascondi in una mano stretta
la memoria che hai di noi

com'è fredda la tua mano
così fredda io non l'ho sentita mai
sono io adesso che non mi ricordo più
che faccia hai

che faccia hai

non ho, non ho più niente da portarti
se non tutto il mio rancore
con tutto l'odio che ho da dire
nascondessi le parole

dette a denti o pugni stretti
che trattengano il rumore
di tutto l'odio che ho da dire
ne facessi una canzone

per me che ho perso te

qual era la missione
da portare avanti mai
se poi non mi ricordo neanche più
che faccia hai

che faccia hai
che faccia hai
tu.. che faccia hai
che faccia hai           

Negroamaro


  Negramaro sono un gruppo rock italiano che trae il nome dal Negroamaro,
un vitigno della terra d'origine della band, il Salento.
I componenti sono sei:
- Giuliano Sangiorgi (voce e chitarre)
- Manuele Spedicato (chitarre)
- Ermanno Carlà (basso)
- Danilo Tasco (batteria)
- Andrea Mariano (pianoforte e sintetizzatori)
- Andrea De Rocco (campionatore)

martedì 21 dicembre 2010

I denti degli animali

Tutti gli animali provvisti di denti ne fanno uso per masticare il cibo. Nella bocca di alcuni animali, al posto dei denti, sono presenti particolari formazioni ossee. I denti possono essere usati per lacerare o strappare il cibo, per tenere ferma la preda nella bocca e successivamente per triturare in pezzi gli alimenti. A volte, i denti hanno anche funzioni protettive ed offensive; ne sono esempio i denti velenosi di alcuni serpenti. Il tricheco usa, invece, i suoi denti, o zanne, per trascinarsi lungo le coste rocciose.
I castori fanno uso dei loro formidabili denti per abbattere gli alberi, tagliare i rami e costruirsi col legno le loro complicate dighe. Parecchi animali sono però privi di denti: gli uccelli, i rospi, le tartarughe ed alcuni pesci.
Benché i denti variino per forma e dimensioni da essere vivente a essere vivente, la loro composizione è simile ed in essi sono anche sempre distinguibili tre parti. La parte del dente che si sviluppa al di fuori delle gengive è detta corona; essa è formata di sostanza ossea, detta dentina, ed è ricoperta da uno strato molto resistente di smalto. Oltre la corona, si estende la zona del colletto da cui si dipartono una, due o più radici cave. Alla base di ogni radice, si nota un'apertura attraverso cui passano i vasi sanguigni ed i nervi che si immettono nella cavità interna della corona occupata dalla polpa dentaria.
I denti iniziano il processo digestivo in diversi modi. Innanzi tutto essi masticano il cibo e lo rendono inghiottibile; la masticazione consente l'umidificazione dei cibi asciutti da parte della saliva e permette che la ptialina, contenuta nella saliva, si mescoli in abbondanza al cibo.
I denti si sono sviluppati nei diversi gruppi animali, sino dai più lontani stadi evolutivi. Tra gli invertebrati, l'anchilostoma possiede denti ad uncino che gli sono utili per attaccarsi alla parete dell'intestino che incide con le lamine faringee per succhiare il sangue; lo stesso dicasi delle sanguisughe. Le lumache hanno un particolare apparato (radula) per mezzo del quale brucano le foglie delle piante. Le aragoste hanno lo stomaco rivestito di cuticola provvista di denti che servono per triturare il cibo.
Nei mammiferi si hanno due serie di denti, cioè due dentizioni successive, come nell'uomo. I denti dei roditori, che si consumano perché questi animali rodono di continuo, sono a crescita costante.
Nei maiali la maggior parte dei denti è presente sino dal momento della nascita. Il più grande dente conosciuto è quello appartenente ad un mammut, che è un animale estinto. Il dente, che in questo caso è detto zanna, misura 4,6 metri di lunghezza e pesa circa 130 chili.

File:Buberel cayman 2.jpg

lunedì 20 dicembre 2010

Pornostar (yessssssssssssss!!!)

Il termine pornodivo/a o pornostar si riferisce ad attrici e attori particolarmente celebri, quindi divi o stelle (star in lingua inglese), attivi nel settore della pornografia.

STORIA
La figura del pornodivo (o della pornodiva) ha iniziato ad emergere negli anni settanta, con il sorgere dell'affare della pornografia legalizzata in diverse nazioni. Linda Lovelace fu una delle prime attrici di genere pornografico a diventare famosa per la sua interpretazione di Gola profonda. Dopo Lovelace, diversi altri attori si conquistarono i favori del pubblico di genere: si possono ricordare, tra gli altri, John Holmes, Veronica Hart, Amber Lynn e Ginger Lynn. In Italia, la svedese Marina Lotar fu la prima pornodiva poi nei primi anni ottanta salirono alla ribalta, tra le altre, Moana Pozzi, Ilona Staller (Cicciolina), Lilli Carati, Barbarella. In molti casi, queste pornodive erano tanto celebrate che i loro nomi divennero familiari anche al pubblico disinteressato alla pornografia.
In seguito, il mercato del porno ha continuato a crescere e diversificare la propria offerta con la conseguenza che molti pornodivi sono noti solo a un pubblico di nicchia. Tuttavia, restano casi di attrici e attori particolarmente note al pubblico generale, come Jenna Jameson nonché, in Italia, Selen, Eva Henger e Rocco Siffredi. La fama di personaggi come Selen, Henger e Siffredi ha consentito loro di conquistarsi uno spazio nell'ambiente dello spettacolo anche dopo aver abbandonato l'hardcore.


Jenna Jameson, una tra le pornostar più famose


PORNODIVE
Certamente le pornodive hanno sempre avuto più importanza dei colleghi maschi poiché le pellicole porno, quindi videocassette e videodischi digitali, hanno come utenti paganti in maggioranza uomini pur esistendo una produzione rivolta ai gusti sessuali delle donne. I cineasti, per motivi commerciali, si attivano nella ricerca di belle donne formose e procaci che possano attrarre il pubblico maschile e ai pornoattori richiedono prestanza meramente sessuale non bellezza estetica, almeno per il genere destinato ad un pubblico di uomini eterosessuali. Le pornodive di solito, dopo esser diventate famose in pellicole e video, lavorano e guadagnano prevalentemente esibendosi in spettacoli erotici dal vivo che comprendono anche rapporti sessuali, almeno nelle nazioni dove ciò è permesso dalla legge. Le riviste specializzate valutano le pornodive secondo le loro prestazioni in cui sono maggiormente esperte, arrivando a dare veri e propri voti quindi stilando graduatorie; dunque il pubblico abituale conosce e apprezza determinate protagoniste per la loro abilità nel praticare rapporti sessuali vaginali, sesso anale, sesso orale, masturbazione o sesso di gruppo. Legalmente la carriera di pornoattrice è permessa alle donne che hanno raggiunto la maggiore età ossia 16 o 18 anni relativamente alle diverse nazioni.

PORNODIVE NELL'OPINIONE PUBBLICA
Le donne che intraprendono una carriera da pornoattrice sono criticate da diversi settori dell'opinione pubblica perché le considerano affini alle prostitute e dannose per l'emancipazione femminile ma altri pensano esattamente il contrario ossia che le pornodive, quindi le interpreti di successo, siano donne seducenti sessualmente liberate e disinibite che con il proprio lavoro riescono a garantirsi un buon guadagno. Infatti i compensi economici per le pornodive sono in continuo rialzo pur non essendo minimamente paragonabili a quelli delle dive del cinema tradizionale. I critici accusano le pornoattrici in generale e le pornodive in particolare, di svilire il ruolo della donna a puro oggetto di sfogo sessuale considerando che esse si accoppiano, ostentando godimento, contemporaneamente con gruppi di uomini che le penetrano negli orifizi anatomici ed eiaculando poi su qualunque parte dei loro corpi. Le pornodive respingono tali accuse dichiarando che si esibiscono in rappresentazioni cinematografiche che seguono semplici criteri di spettacolarità e non vogliono rispecchiare la realtà. Difatti, durante molte interviste televisive, le pornodive hanno asserito che raramente raggiungono l'orgasmo davanti le cineprese ma devono fingere godimento per esigenza del pubblico per lo più maschile. Il dibattito tra opposti punti di vista è sempre alquanto vivace in virtù dell'espressione: comune senso del pudore, usata nella legislazione italiana, che muta sia in Italia che altrove con il passar degli anni. Si consideri comunque che la pornografia è ancora vietata nella maggioranza delle nazioni e in alcune di esse, secondo leggi vigenti, le pornoattrici sono (o potrebbero essere) legalmente perseguibili come prostitute e i pornoattori perseguibili come prosseneti ossia lenoni.

PROBLEMA DELLE MALATTIE INFETTIVE
Poiché la stragrande maggioranza del pubblico gradisce guardare rapporti sessuali al naturale quasi nessun attore porno professionista usa preservativi durante le sue esibizioni sessuali; il rapporto orale, in particolare, è sempre non protetto. Dato che l'uso del preservativo contribuisce a ridurre in maniera significativa, pur non annullandole, le probabilità di contagio di malattie infettive a trasmissione sessuale, dato che sui set pornografici, appunto, esso non viene quasi mai utilizzato, queste malattie rappresentano un rischio per pornoattrici e pornoattori. Per ridurlo il più possibile le agenzie che reclutano aspiranti interpreti e le società di produzione serie periodicamente chiedono agli interpreti certificati medici recenti e nominali attestanti l'assenza di malattie trasmissibili sessualmente. Vengono anche adottatti altri accorgimenti, quali per esempio opportune vaccinazioni (contro l'epatite B ed il papilloma virus) e l'uso abbondante di lubrificanti (volto a ridurre la traumaticità dei rapporti e, quindi, la possibilità di formazione di ferite, vie preferenziali di trasmissione per le malattie). Nonostante l'obbligatorietà dei controlli sanitari, malattie a trasmissione sessuale altamente infettive come sifilide, clamidia, gonorrea, herpes hanno comunque una certa diffusione tra gli attori porno, a causa soprattutto di limiti intrinseci ai test medici adottati (presenza del periodo finestra, cioè di un lasso di tempo intercorrente tra la contrazione di una malattia la sua rilevabilità, e falsi negativi). I casi di contagio di HIV, essendo una malattia ad infettività molto minore, sono al giorno d'oggi invece pressoché assenti nell'industria pornografica, e comunque concentrati per lo più nell'industria pornografica gay, dove sono molto più frequenti rapporti anali, che comportano un rischio di trasmissione maggiore rispetto ai rapporti vaginali ed estremamente maggiore rispetto ai rapporti orali. Sono stati tuttavia più frequenti in passato, quando i controlli sanitari non erano obbligatori e i test diagnostici erano meno accurati (maggior numero di falsi negativi, periodo finestra più lungo). Le morti per AIDS hanno colpito infatti alcuni interpreti storici del porno e tra questi anche John Holmes.

PORNOSTAR INTERNAZIONALI
Tra le interpreti principali del cinema pornografico internazionale meritano una citazione particolare le famose (in ordine alfabetico): Nikki Anderson, Angelica Bella, Erika Bella, Belladonna, Anita Blond, Luana Borgia, Luce Caponegro (meglio conosciuta come Selen), Cindy Crawford (omonima della celebre top model), Vanessa Del Rio, Ava Devine, Rossana Doll, Nina Hartley, Eva Henger, Jenna Jameson, Chloe Jones, Hyapatia Lee, Amber Lynn, Jenna Haze, Sasha Grey, Gina Lynn, Ginger Lynn, Pamela Miti, Moana Pozzi, Jessica Rizzo, Silvia Saint, Karin Schubert, Annette Schwarz, Kelly Stafford, Krystal Steal e soprattutto Ilona Staller (meglio conosciuta come Cicciolina), che raggiunse in Italia una grande popolarità negli anni settanta e ottanta, diventando anche deputata al Parlamento italiano.
Alcune pornostar hanno iniziato la carriera come attrici di film "normali" o pellicole "sexy", per poi passare al genere "porno"; tra loro ricordiamo: Marina Frajese (che poi cambia nome in Marina Lotar), Lilli Carati e Paola Senatore.

PORNODIVI PRINCIPALI
Tra gli uomini, celebri sono: Jean Pierre Armand, Tom Byron, John Holmes, Ron Jeremy, Francesco Malcom, Roberto Malone, Peter North, Gabriel Pontello, Rocco Siffredi, Joey Silvera, Randy West, Jeff Stryker e Franco Trentalance.

AUTOBIOGRAFIE

 


 

Supermodel (da Wikipedia, l'enciclopedia libera)


Una supermodel (termine tradotto spesso in italiano come supermodella, e coniato negli anni ottanta), o anche top model, è generalmente una modella particolarmente celebre e con cachet molto alti. Dagli anni novanta si parla anche di supermodelli, per identificare i modelli maschi di grande successo. Almeno inizialmente i supermodel (maschili e femminili) lavorano esclusivamente per firme dell'Alta moda[2]. Hanno un'immagine sufficientemente forte da trasformarli in testimonial d'eccezione di alcune multinazionali della bellezza e in vere e proprie star mondiali, molte di loro dopo la carriera della moda sono diventate attrici di grande successo.

 


Caratteristiche dei supermodel 

Il termine supermodel (come le sue derivazioni italiane) è nato sui media, e non costituisce uno standard culturale ben preciso, anzi, si può dire che il concetto di supermodel sia cambiato nel tempo. In ogni caso tutte le supermodelle e i supermodelli sono modelli famosissimi e riconoscibili dal pubblico esattamente come una qualsiasi celebrità di Hollywood, hanno contratti pubblicitari e con firme di alta moda. Altro tratto distintivo è il cachet stellare: un supermodel guadagna generalmente tra i 30.000 e i 50.000 dollari al giorno.
Molto spesso i supermodel sono etichettati dai media anche come sex symbol.


Supermodelle 

Origini del termine 

Lisa Fonssagrives è considerata da molti la prima supermodella della storia

Il termine supermodel, tradotto subito in italiano come supermodella si diffonde nella cultura popolare negli anni ottanta e novanta. Secondo il testo Model: The Ugly Business of Beautiful Women di Michael Gross la parola sarebbe stata usata per la prima volta negli anni quaranta, da un agente chiamato Clyde Matthew Dessner, che scrisse una sorta di manuale della moda. A quell'epoca erano considerate supermodelle Cathee Dahmen, Dorian Leigh, Dovima e Anita Colby. Ma la primissima supermodella sembra essere stata Lisa Fonssagrives.
Tra gli anni trenta e cinquanta, infatti, Fonssagrives ha conquistato le copertine di riviste prestigiose come Town & Country, Life, Vogue, la prima edizione di Vanity Fair e Time. Proprio la relazione tra Vogue e la Fonssagrives ha accresciuto la reputazione della testata nel mondo della moda.
Nel 1968 il periodico Glamour stila una nuova lista di cinquanta supermodelle, tra le quali spiccano Twiggy, Cheryl Tiegs, Veruschka e Jean Shrimpton.


L'era delle supermodelle 


Negli anni settanta alcune modelle si distinguono dalle altre per una celebrità maggiore, il pubblico era in grado di riconoscerle subito tra le tante. Tra queste Janice Dickinson, Cheryl Tiegs e Christie Brinkley[7]. Solo negli anni Ottanta, però, le supermodel dominano l'immaginario collettivo, costituendo il canone di bellezza per eccellenza dell'epoca: la donna irraggiungibile, perfetta, dal fisico statuario. Tra queste erano sicuramente supermodelle Carol Alt, Pavlína Pořízková, Elle Macpherson e Cindy Crawford. Gli anni novanta saranno anche detti l'era delle supermodelle, e il mondo dei media è dominato da questa ristretta cerchia di donne perfette. Tra queste figurano indubbiamente Claudia Schiffer, Linda Evangelista, Carla Bruni, Tatjana Patitz, Naomi Campbell e Christy Turlington, Eva Herzigova, Carolyn Murphy, Helena Christensen, Stephanie Seymour, Beverly Peele, chiamata inizialmente "Baby Naomi" ha conquistato 250 copertine, ed è stata la prima modella di colore ad apparire sulla copertina di Mademoiselle, nel 1989. Sempre nello stesso periodo diventa supermodella anche Kate Moss, caratterizzata tuttavia da un fisico molto più esile rispetto alle sue colleghe. Anche se molte modelle sono state denominate top model durante questo arco di tempo, solo le cosiddette "The Big Six" sono state ufficialmente riconosciute e accettate dal mondo della moda come top-model: Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Kate Moss, Linda Evangelista, Naomi Campbell e Christy Turlington. Erano le più richieste, dominando collettivamente le copertine delle riviste, le passerelle di moda, le pagine degli editoriali e la pubblicità trasmessa. Esclusa la Moss, le altre modelle citate sono conosciute come le prime supermodelle.
Nel 1990, la top model Linda Evangelista pronunciò quella che è diventata la citazione più famosa nella storia delle top model: "Noi non ci svegliamo per meno di 10.000 dollari al giorno" ("We don't wake up for less than $10,000 a day".


La fine di un'epoca 


Dalla seconda metà degli anni novanta la popolarità delle supermodelle si è oscurata. Ciò ad esempio comporta il ricorso delle multinazionali della bellezza a nuove testimonial, più "raggiungibili", come le attrici e le cantanti pop. In quest'epoca vengono considerate supermodelle molte modelle, tra le quali Laetitia Casta, Gisele Bündchen, Heidi Klum, Karolína Kurková, Tyra Banks, Kate Moss, Eva Herzigova, Adriana Lima, Natalia Vodianova, Carmen Kass, Milla Jovovich e Alessandra Ambrosio.
Sul finire del 2009 la rivista Vogue (edizione francese) ha stilato una classifica delle trenta modelle più influenti a livello internazionale, tra cui molte sono alcune delle ultime supermodelle.
Negli Stati Uniti le modelle più popolari sono le Victoria's Secret Angels, attualmente gli angeli di Victoria's Secret sono Heidi Klum, Adriana Lima, Alessandra Ambrosio, Karolína Kurková e molte altre. Il brand è stato inventato nel 1998 e ne hanno fatto parte in passato modelle quali Helena Christensen, Daniela Peštová, Tyra Banks, Laetitia Casta e Gisele Bündchen.


Supermodelli 

Dagli anni novanta è entrato in voga il termine supermodello, riferito anche ai modelli maschili, particolarmente riconoscibili al pubblico. Tra questi ci si riferisce spesso col termine supermodello o comunque sia top model a Hoyt Richards, Tony Ward, Antonio Sabato Jr., Rafael Verga, Josh Wald, Marcus Schenkenberg, Tyson Beckford, Scott King, Mark Wahlberg, Travis Fimmel, David Fumero, Mark Vanderloo, Noah Mills, Alex Lundqvist, Will Chalker, Evandro Soldati, Tyson Ballou, Michael Bergin, Enrique Palacios e David Gandy. Nel 2008 la rivista Forbes ha nominato Taylor Fuchs come il modello di maggior successo dell'anno.